«Non un’opera da toccare, ammirare e magari anche rivendere dunque, ma un qualcosa che ha un valore se non maggiore quantomeno diverso. Il sostenitore di turno potrà infatti entrare in relazione diretta con l’artista durante il processo della creazione delle opere, condividendo con lei tempo e spazio per uno scambio che non ha nulla a che fare con il denaro, se non il prezzo. (…) Perché collezionare opere quando si possono collezionare esperienze? È questa forse una nuova frontiera del mercato dell’arte, mettere all’asta il capitale umano? In un’epoca in cui qualsiasi cosa è in vendita, quest’idea non sembra poi così impossibile».
Grazie a Exibart e Giulia Testa per la segnalazione!
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