AlbumArte
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Sergio Racanati | NA NA N FRASTEIR / non è un forestiero | 26 gennaio – 26 febbraio

Mostra personale di film d’artista
a cura di Paola Ugolini
26 gennaio – 26 febbraio 2022

L’interesse che AlbumArte dimostra da sempre nei confronti della video arte e i film d’artista, culmina in questo progetto molto intenso, concepito come una profonda riflessione sociale e politica pensata e vissuta dal sud del mondo, attraverso quattro opere filmiche che saranno proiettate in loop da quattro postazioni diverse: IMMEDIATELY PAST­_ovvero la grande feste è finita, DETRITI_Salinas Grandes, DEBRIS / DETRITI_Puglia e Līlā, film realizzato in India, Himalaya.

All’interno della mostra, sarà anche esposto il manifesto dell’artista dal titolo Perché ho scelto di vivere a sud, e allestita una grande installazione fotografica dal titolo Debris/Detriti_Argentina composta da una serie di 42 scatti da cui emerge un ritratto sociale, politico, ambientale di forte denuncia senza entrare nella dimensione del reportage.

Il progetto è sostenuto da IRI REAL ESTATE – Istituto Regionale Immobiliare Roma e realizzato con il supporto di Apulia Center for Art and Technology. Partner culturale: CAPTA (centro_arte_territorio_paesaggio_ambiente).

I quattro film:

IMMEDIATELY PAST­_ovvero la grande feste è finita
Anno 2016
Durata: 105’
Film a colori
Sound track: KINKI VON BERLINKI

DEBRIS / DETRITI Salinas Grandes
Anno: 2019
Durata: 25’
Film a colori, full hd, audio

DEBRIS / DETRITI_Puglia
Prodotto da Apulia Center for Art and Technology e
CAPTA (Centro Arte Paesaggio Territorio Ambiente)
Sound track: KINKI VON BERLINKI
Anno: 2019
Durata: 180’
Film a colori, full hd, audio

Līlā,
Sound track: KINKI VON BERLINKI
Prodotto da KYTA, ARTISTIC RESIDENCY OF CONTEMPORARY ART,
Kalga
Anno: 2016 – 2017
Luogo di realizzazione: Valle di ParvaC, Himalaya, India
Durata: 180’
Film a colori
Formato: 4:3

La base della ricerca artistica di Sergio Racanati (Bisceglie,1982) si concentra su un interesse per le scienze sociali, la storia e la cultura popolare, attraverso una visione antropologica che indaga la realtà attraverso le incongruenze e gli aspetti insoliti della quotidianità. Nella sua dimensione cinematografica il suo lavoro viene messo in scena senza far ricorso alla finzione, in un approccio narrativo frammentato, in cui convergono i paesaggi antropizzati e non, intervallati da frammenti di incontri con gli abitanti, prendendo però le distanze dalla logica documentaristica. Le microstorie che compongono i film si compenetrano l’una nell’ altra delineando uno scenario umano e sociale in cui le dinamiche locali descrivono una condizione di fragilità universale.
La sua ricerca si sviluppa all’interno della moltitudine di relazioni, idee ed esperienze volte a generare connessioni con il materiale fragile dell’umanità, affrontando la questione degli spazi del sensibile, dei processi comuni e comunitari. In questo quadro la sua pratica guarda alla sfera pubblica e agli immaginari collettivi come luoghi di indagine privilegiati.
Intrinseco nella sua ricerca, un interesse per le scienze sociali, per gli eventi storici, per la cultura popolare e la cultura di massa, visti attraverso una lente quasi etnografica. L’artista opera nel campo della valorizzazione del patrimonio storico-artistico, nella consapevolezza che tale campo costituisca un insieme organico di opere ed un campionario di esempi volti a rappresentare un modello di archivio.
Il progetto espositivo che si realizzerà ad AlbumArte, è concepito come una riflessione sociale e politica pensata e vissuta dal mondo del Sud, inteso come Sud di tutte le parti del mondo, quando si trova ad essere Sud perché non è in linea con i canoni delle zone economicamente più ricche in denaro ed infrastrutture, del pianeta.
La mostra che comprenderà la proiezione continua di quattro film dell’artista da quattro postazioni diverse, si propone di evidenziare possibili cartografie della società post-globale, a partire dallo studio particolare dei territori situati in queste parti del mondo, identificando le loro caratteristiche e affrontandone l’aspetto sociale, politico, ecologico e urbano.
Lo spazio pubblico/immaginario collettivo è per sua stessa natura uno spazio frammentato, uno spazio di soggettività diverse, un’arena, un campo di battaglia, uno spazio della pluralità. In questo scenario di sconfinamento, l’artista cerca attraverso la pratica artistica di dare una risposta all’impotenza, alla precarietà, alla solitudine e alla desolazione, interpretandole come conseguenze del moderno sistema neo-liberale e muovendosi all’interno di tre ambiti ideali: arte, scienze sociali e sistemi di potere.
Sono tre ambiti indipendenti l’uno dall’altro, ma con dei momenti di accavallamento, di intersezione. E questi spazi di mescolanza, sono quelli in cui interviene, quelli che caratterizzano il suo stare dentro le cose, dentro la vita e dentro il dibattito contemporaneo. La dimensione del fare cinema di Racanati, si configura come un’indagine intorno ai meccanismi discorsivi che danno forma all’ esperienza sociale contemporanea e alla questione dell’archeologia del presente in cui le narrative irrisolte costituisco i frammenti di un discorso sull’impossibilità di vivere il tutto e si consegnano come reperti archeologici al nostro stesso tempo presente.

Il progetto è sostenuto da IRI REAL ESTATE – Istituto Regionale Immobiliare Roma 

Realizzato con il supporto di Apulia Center for Art and Technology 

Partner culturale

CAPTA (centro_arte_territorio_paesaggio_ambiente)

CAPTA all’interno di un discorso di ecologia dell’infosfera ha trasformato l’assenza di elementi iconografici in un valore, adottando nessun logo per identificarsi

Si ringrazia Casale del Giglio per la degustazione dei vini il giorno dell’inaugurazione